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46 LEGGENDE NAPOLETANE


Ma ferve la gente e ferve la vita sul mare del Molo. Non è spiaggia, è porto queto e profondo. L’acqua non ha onde o appena s’increspa; è nera, a fondo di carbone, un nero uniforme e smorto, dove nulla si riflette. Sulla superficie galleggiano pezzi di legno, brandelli di gomene, ciabatte sformate e sorci morti. Nel porto mercantile si stringono l’una contro l’altra le barcacce, gli schooners, i brigantini carichi di grano, di farina, di carbone, d’indaco, non vi è che una piccola linea di acqua sporca tra essi. Sul marciapiede una grua eleva nell’aria il suo unico braccio di ferro, che s’alza e s’abbassa con uno stridore di lima. Uomini neri dal sole, di fatica e di fumo, vanno, vengono, salgono e scendono. Un puzzo di catrame è nell’aria. Sulla banchina nuova, nel terrapieno, sono infissi pennoni a cui s’attorcigliano intorno grossissime gomene che danno una sicurezza maggiore ai vapori postali ancorati in rada. A destra c’è il porto militare, medesimo mare smorto e