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82 LEGGENDE NAPOLETANE

di se stessa, arroventandosi o disseccandosi. In questi giorni la poesia, la delicata ed esile fanciulla, irrimediabilmente ammalata, s’illanguidisce, declina il capo e muore senza un gemito, senza un sospiro — e l’arte, la robusta fanciulla, colpita mortalmente, agonizza, torcendosi le braccia, effondendo in lugubri lamenti la sua disperazione. Invano l’artista cerca immergersi nel suo sogno prediletto: il sogno è scomparso. Invano egli tenta tutte le corde della bionda lira: sotto la sua mano tremante le corde si spezzano, con un suono che si prolunga nell’aria come un triste presagio. O giorni, o giorni scombuiati, feroci e maledetti.

Ma perchè in questi giorni non amiamo noi, sino a morirne? Perchè non chiudiamo gli occhi, lasciandoci rotolare in un abisso senza fondo dove è così dolcemente doloroso finire la vita? Perchè non parliamo noi di amore sino a che la voce si esaurisca nella gola riarsa e la parola diventi un mormorio indistinto? Vieni dunque ad ascoltarmi. Narrerò a te d’amore. A te,