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156 salvazione


aveva perduto la placidezza e la soavità. Cesare tentava di ricominciare il discorso del bambino, ma anche questo si faceva scabroso: poichè a ogni momento, parlando di Paolo, appariva accanto la figura della madre, della giovane moglie tradita. E per rispetto alla donna che non amava più, per delicatezza verso quella che amava, non poteva pronunziare il nome della moglie innanzi all’amante. Taceva. D’improvviso, Flavia si rizzava in piedi, gli veniva accanto, e con quella sua dolcezza femminile piena di lusinghe, che ottiene tutto, gli diceva:

— Perchè non mi conduci il bambino?

La prima volta che Flavia gli fece questa strana richiesta, Cesare ebbe un moto di ripugnanza e le rispose vivamente:

— È una follia.

Ma Flavia non si scoraggiò. Ogni tanto, quando la tenerezza di Cesare per lei fluiva più larga, ella si faceva tutta buona, tutta pia, per chiedergli di condurle il bambino. Invano egli taceva o cercava di mutar discorso: Flavia