Pagina:Serao - Piccole anime, Milano, Galli, 1890.djvu/46

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scricchiolavano, ma noi pesavamo troppo sulla base. Prima ci guardammo tutti spaventati: poi Adelina pianse e strillò: poi piangemmo e strillammo tutti. Dopo un quarto d’ora di questa desolazione in fondo al canestro, vennero a liberarci Mariagrazia e Concetta, le serve, che rovesciarono il canestro e ci trassero fuori, esse ridendo, noi piangendo. Ma il più terribile dell’avventura fu questo: che quell’infame di Michele era venuto piano piano nel granaio, aveva capito che noi eravamo nel canestro e se n’era andato placidamente, prevedendo la nostra impossibilità di uscirne, a far merenda con un pezzo di pane e una fetta di prosciutto. Egli pel primo e poi tutti i parenti si burlavano di noi, anche lo zio cancelliere che era così serio, anche zio Gabriele che era paralitico. Fu una sconfitta famosa.

La mosca cieca veniva dopo. Tutto lo studio era di stringere bene il fazzoletto sugli occhi a quello che stava sotto e poi domandargli:

— Ci vedi?