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98 storia di due anime


— Vuoi qualche cosa, Anna?

— Io? No.

— Non hai fame?

— Non ho fame.

— Mariangela deve aver preparato la cena.

— Non ho fame.

— Forse prenderesti una tazza di caffè?

— Non ne voglio. Prendila tu, se ti pare.

— No. M’impedisce di dormire, di sera.

Un silenzio, ancora. Un suono limpido e armonioso lo interruppe: era l’Ave Maria, che suonava dalla piccola, vicinissima chiesa dell’Ecce Homo.

— Diciamo l’Angelus Domini... — mormorò lui, segnandosi.

Anche essa si segnò, macchinalmente, e insieme pronunciarono le parole pie:

Angelus Domini, qui nunciavit Maria...

Domenico si era avvicinato a lei, dopo la comune preghiera. Anna era immersa in quel silenzio e in quella immobilità, ove pareva si assorbisse e si concentrasse la sua vita. Egli la chiamò:

— Anna, Anna!

— Che è? — esclamò lei, scuotendosi.

— Mi vuoi bene, almeno?

Tanta supplicazione, tanta malinconia, tanto rimpianto in quell’almeno!

— Eh, sì, sì! — rispose ella, fastidiosamente.