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storia di due anime 119


di due anni, un piccolo Gesù roseo e biondo, con le manine aperte e distese, con la boccuccia schiusa. Questo bambino Gesù si veste di un abituccio di raso grigio perla, abituccio orlato al collo, alle maniche e alla gonnelluccia di una trina di oro, e la stoffa è tutta ricamata a zecchini di oro, scintillanti: sul bel capino riccioluto si posa una coroncina chiusa di argento: e al collo, sul petto, sulle braccia tese del piccolino, si appendono fili di oro con medaglioni, vezzi di perle, vezzi di coralli, e tutti gli strani ex voto della fede meridionale. Se Dio gli dava un figlio, una figlia, Mimì Maresca avrebbe offerto al Signore questa sorridente e ricca effigie del suo Divin Figlio, opera di Mimì Maresca, la statuettina dai piedini rosei e nudi sul piedistallo, e tutto fornito da lui, la veste, la coroncina, l’oro, i voti. Nulla sapeva Anna di questo già potente e dolente desiderio del marito, poichè egli non osava parlarne. Solo, qualche volta, indirettamente, gli usciva dal cuore, al derelitto pittore dei santi, innanzi all’altiera creatura del suo inutile amore, una esclamazione d’invidia, se si parlava di una coppia cui era nato un figliuolo: solo, qualche sospiro, gli usciva dal petto, se incontravano, nelle loro passeggiate della domenica, delle famiglie placide, precedute da una piccola schiera di figliuoli, vestiti graziosamente.

— Beati loro! — mormorava lui.

E, subito, Anna Maresca ribatteva:

— Anche tua madre, non ne ha fatto che uno.

Egli impallidiva mortalmente. Era una cosa