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storia di due anime 123


— No. Se lo doveva immaginare, però, che sarebbe ritornata di notte, perchè ha portato via la mantellina — soggiunse la domestica, candidamente.

— Ah! — esclamò lui, trafitto di nuovo. — E chi ha portato questa lettera?

— Un fattorino di piazza.

— Da dove veniva?

— Da Chiaia, mi ha detto.

— Già. E chi gliela aveva consegnata?.

— Un giovanotto, mi ha detto.

— Ah! — disse lui, senza aver forza di conoscere altro.

Col coltello, tagliuzzava minutamente la corteccia dell’arancio, che aveva cercato di mangiucchiare. Si levò di tavola, andò in salotto, vi restò, in piedi, guardandosi intorno con quello sguardo sperso che egli assumeva, nelle ore difficili della sua vita.

— Volete del caffè? — chiese la vecchia fedele, dalla porta.

— No, no.

E per non mostrare anche più la sua miseria morale, aprì un giornale della sera che Anna comperava, con un soldo, quotidianamente, da uno strillone: e che ella leggeva lungamente, per isfuggire, spesso, alla conversazione con suo marito. Mimì scorreva le colonne di parole e di lettere e non intendeva nulla. Due volte, guardò l’orologio: non erano ancora le nove. E pensava, tra sè stesso, che non avrebbe resistito, ad attendere, in casa, Anna.