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storia di due anime 13


che la cara leggenda cristiana gli assegna per fedele compagno. Di questo san Rocco, non eran completi che il viso, le mani e una delle gambe, appunto quella della piaga: tutto il resto era grezzo: e il fedel compagno era informe. Un san Biagio, un mezzo busto, appena appena iniziato, aveva il viso dipinto per metà, e l’aureola di metallo posava accanto a lui, mentre le due dita che si alzano per benedire, eran due bastoncelli di legno, sovra un pezzo di legno, che doveva esser la mano. Altri santi eran semicoperti da cenci oscuri, per non mostrare che mancavan di vesti, o che l’opera di stuccatura non era neppure cominciata e che la pittura era lontana. E, su tutta questa famiglia, s’innalzava, in fondo alla bottega, la statua ignota, grandissima, ermeticamente coperta e serrata nel suo drappo bigio, che non ne rivelava alcuna forma e lasciava sognare un santo, una santa, più possente, più ardente, più mirabile, uno dei grandi taumaturghi, a cui si piegano le ginocchia dei desolati, dei disperati!

In un angolo della bottega era spinta, contro il muro, una piccola tavola, ove giacevano, alla rinfusa, due o tre libri consunti e laceri, un calamaio di terra cotta, una penna dalla punta morsicata, un calendario vecchio: su questa medesima tavola, facendo posto, il pittore mangiava il suo modesto pranzo, nei giorni in cui il lavoro premeva assai, ed egli non potea andare a casa sua, a mezzogiorno: una terrina di maccheroni, un pezzo di formaggio, un finocchio, un mezzo fiasco di vino, formavano