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152 storia di due anime


a sua memoria, vestita della più splendida veste ricamata d’oro, a memoria di donna Raffaellina la ricamatrice, che aveva cinquantacinque anni e che ricamava da quarant’anni. Il gentiluomo aveva speso, in quei cinque mesi, circa seimila lire per la stoffa, l’oro, gli argenti, l’opera di ricamo, e tutti gli altri oggetti necessari a completare l’imponente figura: aveva anche anticipato cinquecento lire a Domenico Maresca, e doveva dargli, a vestizione completa della statua, il venticinque marzo, mille lire, ancora, di compenso. Anche, aveva promesso un dono in danaro a Gaetano Ursomando e un regaluccio a Nicolino. Così, con costanza e con pazienza, con ardore e con precisione, tutti avevano messo le ore, le giornate, le settimane a questa fatica così ben ricompensata, a questa fatica che, pel più oscuro di essi, era anche una consolazione dello spirito: e così, al giorno stabilito, essi avevano potuto inginocchiarsi innanzi all’altare, e veder santificato il proprio sforzo.

Finita la cerimonia, in chiesa, Gaetano e Nicolino avevano sollevato il vassoio con le vesti, e si erano diretti alla porta, seguiti da Domenico Maresca e dalle tre ricamatrici: altri divoti e divote venivano dietro, quasi in processione, mormorando delle preci, ripetendo delle laudi. La bottega dei santi era dirimpetto: solo pochi passi la dividevano dalla soglia del tempio: e Domenico si fece avanti, con la grossa chiave, ne schiuse le porte, i due uomini col vassoio vi entrarono, vi entrarono le donne: e la gente che era in chiesa, chiedeva di assistere