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storia di due anime 39


faticatori che non si erano mai fermati, in otto ore, dal lavoro: a cucchiaiate essi riprendevano la zuppa, mettendola nel loro piattello: ognuno divorò pianamente le cartilagini grigie e bianche che formano un piede di maiale, alternando il mangiare con qualche lungo sorso di vino. Nicolino, paziente, rassettava, alla meglio, la bottega, aspettando di avere la sua parte, negli avanzi. Sempre ne restava, poichè Mariangela abbondava nella quantità, trovando che il suo padrone non aveva mai abbastanza appetito, compatendolo perchè lavorava troppo, perchè faceva una vita troppo rude e malinconica, per la sua età, e sapendo, anche, la provvida serva, che altri doveva pranzare e cenare con lui, con gli avanzi del pranzo e della cena. Oh, le terrine, i piatti, ritornavano assolutamente vuoti, nel vicolo di Donnalbina, ben legati nel grosso tovagliuolo: lo storpio vivace e famelico si occupava di ripulir tutto, col cucchiaio, col pane.

Finita la cena, e non più di due o tre frasi erano state scambiate, Gaetano si levò, si tolse la lunga blusa scolorita dall'uso e coperta di macchie, s'infilò una pesante giacchetta sovra un panciotto di lana, a maglia, oscuro, si tolse il tradizionale berretto di carta, si mise un cappellaccio vecchio, e salutò:

— La buona notte a voi, don Domenico.

— Buona notte, Gaetano.

Il pittore dei santi rimase solo col ragazzino. Anche costui, dopo pochi minuti, andò via, per riportare in casa del padrone tutto ciò che era ser-