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storia di due anime 69


— Ora vi do altre duecento lire, dopo pranzo. Basteranno?.

— Non credo, figlio mio, non credo! — rispose don Carluccio.

— E vedremo... vedremo... — soggiunse pazientemente lo sposo.

I pasticcetti di maccheroni erano stati accolti con gridi di gioia, dalla piccola falange Maresca: ma li trovavano piccoli, piccoli, ce ne volevano otto, dieci, per ciascuno, non è vero? Le donne del gruppo Dentale li rompevano con la forchetta, questi pasticcetti, li sbriciolavano, ne lasciavano la metà, per fingere di non aver fame, per fingere la eleganza, come nel gran mondo: e mentre il forte piatto di carne, longe de veau, era accolto con entusiasmo, questa volta anche dagli uomini Dentale, e la jardinière, di contorno era devastata da tutti, varie signore dei Dentale dichiararono che odiavano la carne, e la respinsero. Il rumorìo era forte, oramai. I camerieri di Esposito, muti, bene educati, scivolavano fra le mense, tenendo un contegno correttissimo: ma la società, sovra tutto alle mense minori, era vivace, impertinente, apostrofava i camerieri, chiedeva persino un rinforzo di cibo, e i camerieri obbedivano, con qualche leggiera smorfia di disprezzo, subito repressa. La sposa non mangiava più, assorbita, giuocando coi suoi anelli: lo sposo la sogguardava, con quella espressione di tenerezza, di devozione, in cui si risolveva il suo profondo amore per Anna Dentale. E poichè ella non gli volgeva nè un parola, nè uno