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storia di due anime 79

il pensiero che conforta tutte le anime angosciate, tutti i corpi martoriati:

— Deve finire... deve finire!

Interminabile quadriglia! Domenico Maresca che non aveva mai avuto una lezione di ballo, in vita sua, che non era mai stato in un ballo, che ignorava i passi, la misura, le figure, era preso, tirato, trascinato, sballottato di qua e di là, avanti e indietro, da Anna, da don Biagio Scafa che, ogni momento, interveniva, lo voltava, come un sacco, gli gridava i comandi della quadriglia, in un francese napoletano, enfaticamente, in un italiano napoletano, lo fermava a mezza strada, fra l’andirivieni degli altri che, tutti, sapevano ballare, tutti! Sapeva ballare elegantemente, più di ogni altro, il suo dirimpettaio, Mariano Dentale, dal sorriso beffardo sulle belle labbra fresche, che i mustacchi biondi coprivano mollemente: e, ogni momento, spesso, troppo spesso, Domenico Maresca lo vedeva avanzarsi, con una grazia noncurante, verso la sua dama, verso la sua sposa, verso la sua Anna, e figurar con lei, e, talvolta, portarsela via, dall’altra parte, mentre Domenico restava solo, da qua: e gli sembrava che la dimora di Anna, dirimpetto, si prolungasse troppo, mentre, accanto a lui, la brutta e annoiata Mariannina Catalano non apriva bocca. Talvolta, era Anna che partiva via, per andare dirimpetto: e gli pareva che il suo passo fosse più rapido, più lieve, lo strascico bianco ondeggiava, dietro, come una nuvola, ella girava, intorno, con Mariano Dentale, si salutavano, si sorridevano, si