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96 storia di due anime


e disfatto da quella giornata di travagli materiali e morali, si era gittato sovra una poltroncina. Innanzi a lui, in piedi, era Mariangela, la vecchia serva fedele, tutta grigia nei capelli, tutta rughe nel volto, vestita di scuro, col fazzoletto bianco al collo delle donne assai divote a Dio, col grembiule bianco. Ella taceva, un po’ in ombra, essendo restata in casa per amore del suo padrone, che aveva servito dalle fasce, ma dubbiosa della sua sorte, con la nuova padrona. E una voce breve, imperiosa, risuonò dall’altra stanza:

— Mariangela!

— Signora?

— Un lume.

Suonavano le sette e il vicolo di Donnalbina è assai oscuro, con le alte case vecchissime che lo serrano, dalle due parti. Mariangela ripassò, con un lume a petrolio acceso, ed entrò nella stanza da letto, ove si trattenne. Vagamente, Domenico, udiva un andar e venire, un fruscio di seta, e qualche ordine dato con tono freddo e rapido. Dopo un poco, Mariangela uscì di nuovo, accese il lume del salotto, e salutò il padrone col consueto augurio.

— La santa notte!

— Santa notte, Mariangela.

La serva si ritirò, in una stanzetta accomodata a sala da pranzo, e si mise a dire il rosario, all’oscuro, in un cantone, aspettando di esser chiamata. Domenico era sempre solo, nel salotto, non osando di entrare nella camera da letto. Udì un