Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/162

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152 i capelli di sansone.

cati, come dilatati nella loro verdezza, con le sopracciglia spianate, il bicchiere colmo di Porto. Riccardo era incantato; nella bottega tutta bianca di marmi entrava un raggio del sole meridiano primaverile; i camerieri andavano, venivano, premurosi, dai tavolinetti al banco, portando i piatti dei pasticcini ed i bicchieri di Malaga, di Marsala, di Xeres; nell’aria stava un odore di cose dolci, zucchero, crema, vainiglia, cioccolatte; nella fontanella del banco l’acqua scorreva, cantando; ogni tanto si udiva il fruscío dell’acqua di seltz che schiumava dal sifone nel bicchiere, — e Riccardo si lasciava andare, dolcissimamente, alla seduzione di questo ambiente che lusingava i sensi. La contessa di Santaninfa lo incantava, in quel sole caldo e mite, fra quegli odori di cose dolci, fra quei riflessi rosei di vini e di sciroppi; quella eleganza sapiente di acconciatura, la ricchezza della stoffa, l’armonia della tinta e della linea, quella bellezza bizzarra e provocante e sicura e altera, quella trionfante civetteria femminile, che più audacemente si manifesta e più attrae, realizzavano i suoi sogni di poeta adoratore della donna. Egli si abbandonava ad un languore estatico, una specie di molle beatitudine, dove la bionda contessa dagli occhi verdi di pietra preziosa gettava un’acredine di fantasia