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Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/163

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i capelli di sansone. 153

insoddisfatta. Ella uscì, scomparve qual dea. E Riccardo ebbe come un senso di freddo, come se fosse entrato in una vasta, glaciale, solitudine. E in quel freddo, in quel senso amaro di solitudine, il suo segreto tormento finanziario si risvegliò, gli dette una stretta al cuore, lo fece trasalire come la donna che sente nel seno il morso dello scirro. L’idea di far colazione solo, con quella sottile e cocente tortura interiore, gli era insopportabile; passeggiò lentamente pel Corso, cercando qualcuno che volesse mangiare con lui. Invero non aveva denaro, nè per sè nè pel suo futuro invitato, ma al Caffè del Parlamento gli facevano credito, anche per quindici giorni. Trovò Scano, il cronista, un giovanotto che scriveva delle cronache comiche, zeppe di bisticci, di meditate, profonde cretinerie, e che nella vita era di un contegno lugubre, schivava la gente, non andava nei caffè per economia o per amore di melanconia; ogni volta che lo invitavano a pranzo o a colazione, Scano rifiutava, aveva già fatta colazione, si schermiva con una resistenza, una durezza di persona timida e fiera che non vuole essere compatita.

“Fa’ colazione con me,” gli disse Joanna, “mi fai un favore.”

“Ho già fatto, non posso.”