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un piccolo lagno di creaturina che soffre. Allora il padre, delicatamente, senza far rumore, prese da terra un grande giornale e ne coprì il volto del bambino, per difenderlo dalle mosche: e sotto il largo foglio di carta stampata, odorante d’inchiostro di stamperia, il sonno del piccolo Riccardo Joanna continuò tranquillo.
Stava per uscire Paolo Joanna, dopo aver ricercato e trovato un mezzo sigaro spento, quando la serva si presentò sulla soglia. Era una tarchiata, robusta contadina del Cilento, dai capelli ispidi e neri, dagli occhi selvaggi, dalla bocca larghissima:
“Bon giorno, signorì. Che faccio per pranzo?”
Paolo esitò un momento:
“Pranziamo fuori, questa sera,” disse poi, presto presto, a bassa voce.
“E per colazione che gli do, a quest’anima di Dio?” domandò Marianna, accennando a Riccardo che dormiva beatamente, sotto la Perseveranza.
Paolo Joanna mise la mano nel taschino della sottoveste, ne cavò certi soldi e disse a Marianna:
“Basteranno dieci soldi?” e un piccolo tremito era nella sua voce.
“Ci bastano e ci soverchiano. E voi, signorì?”