Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/289

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eldorado. 279


“Questo a me non serve,” disse Joanna, guardando sempre fiso il suo interlocutore, che aveva preso un certo tono di confidenza, l’abbandono dei giovani che credono all’amicizia del primo venuto.

“Capisco,” fece Cimaglia, inchinandosi, “la erudizione è una gran seccatura, ma non è male che un redattore sia istruito. Ho scritto delle novelle in vari giornali letterari della domenica, che ella certamente segue....” e interrogò Joanna con lo sguardo.

“Non leggo mai giornali letterari,” rispose glacialmente il direttore del Tempo.

“Oh già, naturalmente, fa benissimo,” soggiunse subito Cimaglia, con la premura di chi vuole ingraziarsi l’interlocutore, “sono così noiosi! Quelle mie novelle, raccolte in volume, hanno, senza vantarmi, avuto un bel successo.”

“Ah!” fece soltanto Riccardo, come disinteressato.

“Ho anche pubblicato un volume di versi, odi barbare e sonetti, Autumnalia: lo conoscerà, forse....”

“No.”

“.... Siccome anch’ella è stato poeta....”

“Oh pochissimo!”

“Ma sì, ma sì, signor Joanna, e poeta di vaglia,” insistè l’altro.