Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
300 | eldorado. |
“Già, fate sempre le viste di non vedermi, voi, signor Joanna, non mi potete soffrire.”
“Vi fuggo, mia cara, siete troppo pericolosa....”
“Mi burlate ora: voi avete le vostre simpatie altrove, si sa, noi non possiamo pretendere nulla.”
“È la vostra beneficiata, sabato o lunedì, mi pare?”
“Sì: come lo sapete?”
“Me lo immaginavo.”
“E mi farete un bell’annunzio sul Tempo?”
“Non posso, cara.”
“E perchè?”
“Il Tempo non è più mio.”
“Sul serio?” fece lei, arretrandosi, subitamente raffreddata.
“Sul serio: l’ho venduto.”
“A chi? a chi?”
“Non posso dirvelo. Addio carina.”
“Addio,” disse lei, gelida, pensosa, senza dargli la mano.
Riccardo andò via, i suoi dubbi tormentosi erano cresciuti, un turbine di cifre gli si affollava nella mente, la tiratura del Tempo, i debiti del giornale, il milione e duecentomila lire che gli offrivano. Nella strada incontrò un deputato della maggioranza: