Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/310

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“Già, fate sempre le viste di non vedermi, voi, signor Joanna, non mi potete soffrire.”

“Vi fuggo, mia cara, siete troppo pericolosa....”

“Mi burlate ora: voi avete le vostre simpatie altrove, si sa, noi non possiamo pretendere nulla.”

“È la vostra beneficiata, sabato o lunedì, mi pare?”

“Sì: come lo sapete?”

“Me lo immaginavo.”

“E mi farete un bell’annunzio sul Tempo?

“Non posso, cara.”

“E perchè?”

“Il Tempo non è più mio.”

“Sul serio?” fece lei, arretrandosi, subitamente raffreddata.

“Sul serio: l’ho venduto.”

“A chi? a chi?”

“Non posso dirvelo. Addio carina.”

“Addio,” disse lei, gelida, pensosa, senza dargli la mano.

Riccardo andò via, i suoi dubbi tormentosi erano cresciuti, un turbine di cifre gli si affollava nella mente, la tiratura del Tempo, i debiti del giornale, il milione e duecentomila lire che gli offrivano. Nella strada incontrò un deputato della maggioranza: