Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/330

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320 una catastrofe.


“Ah!” fece Joanna e squadrò di nuovo il giovanotto con una lunga occhiata.

“Le pare soverchia pretensione, la mia?”

“No, non mi pare. Continui pure,” disse, glacialmente, Riccardo Joanna.

“Io ho pel giornalismo una vocazione irresistibile....”

“Una vocazione....”

“Passione, passione. Potrei fare l’avvocato, lo dovrei fare, perchè così vuole mia madre, perchè non facendolo le do un grave dispiacere: ma non mi riesce, non mi riescirà mai. Il giornale mi attrae, fatalmente, coi suoi miraggi di gloria e di prosperità....”

“Capisco....”

“Io ho lo spirito battagliero: non posso ammiserirmi nelle meschinità delle enfiteusi, delle servitù di passaggio, delle liti ereditarie. Ho bisogno di lotta, di vita ardente: qui è la vera vita, tutta lucente.”

“Fulgida....” corresse Joanna.

“Fulgida,” si corresse il giovanotto arrossendo, “è la parola. La stampa è una grande forza, uno strumento magnifico, una spada....”

“.... a due tagli,” completò macchinalmente Riccardo, con gli occhi socchiusi, sotto le palpebre rosse.

Il giovanotto era rimasto interdetto.