Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/354

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344 una catastrofe.

un tratto Riccardo Joanna, decidendosi, disse ad Antonio Amati:

“Avrebbe per caso cento lire?”

“Queste, sì, le ho, mi servono per finire il mese, ma non importa,” disse Antonio Amati, tutto felice di aver le cento lire.

“Bene, gliele ridarò domani o dopodomani, per certo, o fra tre giorni. Me le favorisce?”

“Non le ho addosso, le ho a casa.”

“Senta me, porti sempre addosso tutto quello che possiede.”

“Lo farò sicuramente. Mi permette? Vado e torno.”

Uscì di corsa. Riccardo Joanna ebbe un lieve sorriso di trionfo. Aveva vinta una delle difficoltà della giornata. Il sor Margari tranquillamente andava e veniva fra le sue balle di carta, pigliando annotazioni sopra un taccuino, attaccando cartellini con lo spago, genio sorridente e familiare. Riccardo Joanna fumava ancora un mozzicone di un sigaro di Avana, comperato al Caffè Cova, e appoggiato alle balle di carta guardava il fumo salirsene al soffitto. Antonio Amati ritornò dopo un quarto d’ora tutto scalmanato. Principescamente, senza contare, prese i quattrini dalle mani di Antonio Amati e li depose in quelle del sor Margari. Costui contò e scomparve in uno stanzino.