Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
366 | una catastrofe. |
febbrile gaiezza regnava. Solo il signor Casiraghi se ne stava in un angolo, tutto chiuso nella sua collera. Riccardo Joanna andava e veniva, dal proto ai tipografi, piegandosi sul marmo, guardando la composizione, evitando, ritardando di accostarsi al signor Casiraghi. Ma costui era implacabile:
“Dunque?” gli disse, afferrandolo pel soprabito.
“Ora, ora,” fece Joanna.
“Ma che ora, ora! Troppe ore sono passate.”
“Aspetto una risposta. L’usciere verrà a portarmela qui.”
E schiuse la porta a cristalli, guardando sulla via, se l’usciere comparisse, col suo passo strascicato. Antonio Amati venne a raggiungerlo.
“Non avevo mai vista una tipografia. È una cosa stupenda.”
“Sì,” disse brevemente Riccardo.
“È stampato il mio articolo?”
“Composto, non stampato.”
“Vale a dire?”
“Dalla coppa alle labbra, vi è tempo di morire.”
E guardava sempre sulla via, se l’usciere comparisse. Era nervoso, adesso, col cappello buttato indietro, le mani che sollevavano, die-