Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/62

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52 piccolo.

è una gran cosa, figlio mio: ci si arricchisce come nulla.”

E a malgrado la precocità del bambino, a malgrado la quotidiana, dolorosa esperienza del padre, nessuno dei due pensò o disse della propria decente miseria, di quello stento giornaliero a cui non vi era via di scampo. Padre e figlio, verso la fine di quel pranzo, vedevano la vita gradevolmente: era con un contegno di piccolo principe, di fanciulletto ricco e vizioso che Riccardo rifiutava l’insalata russa che accompagnava due quaglie arrosto, le ultime quaglie della stagione: era una smorfia di piccolo principe scontento quella di Riccardo al cospetto della bavarese gialla e tremolante, un dolce che non gli piaceva. Peppino ne era umiliato. Padre e figlio, guardandosi con una vaga espressione di beatitudine negli occhi, con un lento sorriso di soddisfazione sulle labbra, dopo aver ben pranzato, sembravano ed erano due persone soddisfatte dell’esistenza. Un amico entrò, un uomo dalla prolissa barba nera, vestito meschinamente: capitava sempre al Caffè di Europa all’ora del pranzo, ma avendo già pranzato in qualche oscura osteria da studenti, nei vicoli di Toledo, e non prendeva nulla, dava del tu a tutti i camerieri, come un frequentatore assiduo: usciva poi di là, con