Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/92

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82 la grande giornata.

tile, che nulla mai avrebbe potuto fare di meglio che formulare pratiche e abbozzare decreti. Ma come le sedute serotine al caffè si prolungavano e il crocchio era già di sette od otto persone, Riccardo si fece più audace, sosteneva coraggiosamente le sue opinioni, per quanto bizzarre esse fossero, per quanto egli ne sentisse la bizzarria. Uno spirito di pugna nasceva nell’anima di quel povero impiegato, un’acre voluttà di combattimento lo teneva, e si faceva impetuoso, e mentre nelle ultime ore della serata egli diventava feroce, i suoi amici lo ascoltavano inerti, inebetiti dal fumo e dall’ambiente artificiale. Un impiegato delle poste, specialmente, era l’ammiratore più ingenuo di Riccardo, era quasi un compare, tanto aiutava Riccardo con la mimica della meraviglia e dell’ammirazione: alla notte lo accompagnava sino a casa, ascoltandolo ancora, col pomo della mazzettina appoggiato alle labbra, approvando col capo, approvando sempre:

“Perchè non fai degli articoli? perchè non scrivi nei giornali?” gli domandava ingenuamente.

“No, no,” mormorava Riccardo, “ho promesso....”

“Che cosa?”

“Niente, niente, non puoi capire....”