Vai al contenuto

Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/96

Da Wikisource.
86 la grande giornata.

stento, sempre di pessimo umore, sempre malcontento, sbagliando spesso, attirandosi delle lavate di testa che lo rendevano più tetro che mai. La compagnia della sera gli era diventata incresciosa, la sfuggiva, andava a passeggiare solo, per le strade di Roma, così piene di mistero e di solennità, crogiolandosi amaramente nella sua misantropia. L’onda dei ricordi lo assaliva con un urto fiero: e del passato egli non rammentava le dolorose mattinate senza denari, ma i pomeriggi allegri nell’approssimarsi del pranzo; non rivedeva le facce arcigne dei creditori, ma le belle facce dipinte e sorridenti delle attrici; e della vita raminga, senza tetto, senza letto, vissuta un giorno per l’altro, senza idea di avvenire, egli non sentiva, no, orrore: egli ne sentiva di nuovo l’irresistibile attrazione. E gli pareva che la malattia avesse reso suo padre profondamente ingiusto, facendogli fare quella rinunzia: e tutti i suoi nervi fremevano di desiderio, tutto il suo sangue dava un tuffo, alla speranza di ricominciare, giovanotto, quella esistenza spensierata, noncurante, senza coscienza del futuro, senza rimpianti di passato. A che era servito il lugubre scongiuro del padre? Il vecchio sangue giornalistico, rinnovato e giovane, bolliva: nel temperamento sensibile del giovanotto