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Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/139

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novella xxviiii 139

possessioni e gioielli che vagliano fiorini xx mila; e tu mi contenta!»

Messer Adorno, odendo tal proferta, subito sagliò in camera e disse: «O figliuolo, vara la nave che ora è tempo, vara la nave ch’è tempo!» Andriolo, che sente il padre, niente dice. La donna sentendo alcuno in camera quasi cascò. Messer Adorno con uno torchio acceso montò in su’ letto e disse: «Cara, tu se’ giovana bella gentile e ricca; Andriolo mio figliuolo, giovano bello gentile e ricco. Tu hai ben pensato, e però, Andriolo, in mia presenzia la sposa!» E trattosi uno anello di dito < . . . . . . . >, e Cara fu sposata. Messer Adorno disse: «Omai vi date piacere: et io v’aspetto qui in sala e voi lavorate il podere».

Cara raseguratasi, con Andriolo si prese piacere e saziò l’apetito suo. E poi scese del letto et aperse uno scrigno, e di quello cavò fiorini xxv mila, dicendo: «Tenete questi, et io voglio che i miei parenti sappiano che io son maritat’a lo figliuolo di messer Adorno». <Messer Adorno> disse che ben dicea: e preso li denari, parlò a’ parenti. E contente le parti, Andriolo potéo varare la nave a l’acqua di Cara a suo piacere.

Ex.º xxviiii.