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Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/233

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LII


Dormita la brigata colla savia vendetta fatta per Aristotile fine alla mattina, e levati e fatto dire la messa, lo preposto parlò a tutti quelli che hanno officio di comprare e d’aparecchiare, sonare e cantare e ballare: comandò che oggimai si tegna l’ordine principiato, senz’altro dire. E voltosi all’altore disse che dicesse una piacevole novella fine che alla città di Spoleti seranno giunti: «Al quale vo’ che la nostra giornata sia faccendo di quel viagio du’ posate, acciò che la brigata possa prendere un po’ di piacere»; là u’ comandò che le vivande fussero aparecchiate. L’altore, che disposto era a ubidire, disse che sarè’ fatto; e voltosi alla brigata disse:


DE HYPOCRITA ET FRAUDATORE

<Di> frate Calandrino con Narda.


Della città Iesi si partì sotto nome d’acattare per la badia di Vallembrosa, uno vestito di panno scuro e gran parlatore, e diliberò venire in Toscana, là u’ pensava trovare molte simpliciotte femmine, e massimamente in quello di Firenze Pistoia Lucca e Pisa. E doppo il predicar fatto innel contado di Firenze et a Pistoia, venne innel contado di Lucca faccendosi nomare frate Calandrino. E domandato in che parte si tenea mercato, fulli ditto in più parti, ma sopratutto era quello del Borgo a Mozzano, al quale gran parte della Garfagnana e delle sei miglia colà concorrea. Di che, udendo frate Calandrino che al Borgo era il mercato, subito andò là, e giunse a l’oste di Giovannetto da Barga abitante innel Borgo, e quine posò suo’ arnesi.