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Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/305

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LXVIIII


Crenato che ebbe la brigata e ita a dormire, la domenica mattina levati et udita la messa, lo preposto rivoltosi disse: «Stasera serà la nostra stanza a Napoli, dove noi quine dimoreremo almeno cinque dì acciò che ognuno possa ben comprendere la terra. E tu, altore, fà che per lo camino di bella novella consoli la brigata; e poi ogni giorno, senza comandare, una novella dirai alla brigata acciò che la stanza sia di piacere. E voialtri a servire faite le vivande perfette in abundanzia». E tutti rispuoseno che ubidito sarà: «Ma prima vo’ che al presente l’autore dica qualche moralità». Lui presto disse:

«Fama di te tu dèi lassar nel mondo;
e ben che non si scriva
per li autori, almen vogli il tuo nome
netto lassarlo e non in fondo:
che doppo morte e’ viva,
e poi se ne dirà ch’e’ vive, or come.
Adunqua gitta giù le brutte some
del voler giovenile e ’l corpo sgrava
e l’animo tuo lava,
si che rimagni giusto e temperato:
e torrai via di te il mormorio,
o il tristo abominio
d’esser del tempo di te scelerato,
e piglia il modo di uno onesto vecchio,
e ne’ pensieri fà della morte specchio».

E ditta, l’altore rivoltandosi alla brigata disse: