Vai al contenuto

Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/325

Da Wikisource.

novella lxxiiii 325



DE AMICITIA PROBATA

Di Lommoro e Fruosino.


N>el bel castello di Prato fu uno lavoratore ricco di possessioni e di denari e d’altre cose nomato Lomoro, il quale avea uno suo figliuolo d’anni xx nomato Fruosino; e non avendo altro figliuolo, lassava a questo Fruosino prendere suoi piaceri, dandoli balìa di spendere, e della casa quello volea non li era divietato.

E stando in tal maniera il ditto Fruosino, molti suoi vicini apiccatori di fiaschi, dimostrando verso di Fruosino una grande amicizia, ogni dì desnavano e cenavano con Fruosino, dicendoli: «Noi faremmo per te ogni gran fatto». Fruosino come giovano credea tutto ciò che quelli fregatori di lucciole li diceano, faccendo loro ogni dì cene e desnari, e talora dava loro alcune cosette.

E per questo modo dimorò più tempo, stimando Fruosino potere colla sua ricchezza aver più brigata che uomo di Prato, sempre crescendoli la volontà di spendere per onorare li amici al suo modo. Lommoro, che vede il figliuolo esser grande spenditore, ogni dì piena la casa di mangiatori, e dipoi sentìa che diceano tra loro: «Noi goderemo quella robba che Lomoro padre di Fruosino ha raunata: noi la spargeremo non men tosto che lui ponesse a raunarla». Avendo sentito più volte Lomoro tal parlare, pensò volere lo figliuolo da tale amicizia dilevare, dicendo fra se medesmo: «Se io dico che queste brigate io non voglio, il mio figliuolo disdegnerà meco e potrè’melo perdere; e pertanto a me conviene trovare modi onesti acciò che <’l> mio figliuolo si rimagna di tale brigate et intenda a bene fare».

Et un giorno, piacevolmente avendo tenuto gran convito de’ suoi mangiaguadagno, Lomoro disse a Fruosino suo figliuolo: «Dimmi, figliuol mio, quanti amici credi avere?» Fruosino disse: «Amici io n’ho più di l, e non sta se non a me a volerne, che più di c n’arei». Disse il padre: «Se tanti amici hai di sì pogo tempo, tu ti puoi dar vanto, che mai neuno tuo parente non potéo tanto mai fare <che>, non che l n’avesse, ma pur uno con fatica se ne potesse trovare. E dìcoti che io che ho più di l anni non ebbi né