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Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/417

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novella lxxxvi 417


DE CECO AMORE

Di uno pisano: abitava in Lucca al tempo de’ pisani, catino di ogni miseria.

Nel tempo che Lucca era sottoposta a Pisa, dimorava in Lucca uno pisano assai di cattiva condizione, nato d’adulterio e non di legittimo matrimonio, nomato Scarsino delli Scarsi di Pisa. Avendo questo Scarsino una moglie bellissima e molto servente di quello che ella potea a ciscuno giovano che lei richiedesse, nomata madonna Ciandina, e con molti giovani avea più volte provato sua forza e con tutti ella ne rimanea volontieri di sotto, tanto il giuoco li piacea. E posto che il ditto Scarsino di molti si fusse acorto che colla moglie si godeano, et anco lui ad alcuno giovanetto bello il quale il ditto Scarsino come di cattiva condizione contra l’uso della natura lo tenea, consentendo che tale giovano per ricompensazione colla moglie si giacesse. Monna Ciandina, che <sapea> di quello che il marito con altri facea, le dispiacea forte che il marito tale arte tenesse, ma avendone poi ella il diletto di tale giovano stava contenta.

E questa vita tenea la ditta monna Ciandina, stando a casa il ditto Scarsino innella contrada di San Mazzeo là u’ tenea, oltra l’altre cattività che facea, la barattaria, con farvi condurre or questo or quello giovano (e molti in tal luogo fumo disfatti); e tutto il guadagno che quine si facea si volea per sé.

E vedendo, uno giovano nomato Franceschetta Manni vicino a iiii case della ditta monna Ciandina, la bellezza di lei et udendo quello che spesse volte avea fatto, e’, che aveduto se n’era, come giovano isfrenato e voluntaroso, un giorno trovandosi a l’uscio di lei le cominciò a ragionare d’amore, dicendoli che lui l’amava sopra l’altre donne e che volontieri serè’, se a le’ piacesse, suo innamorato. Monna Ciandina disse: «Franceschetta, a che fine vorresti tu esser mio innamorato et io tua?» Franceschetta dice: «Per piacere». La donna dice: «E se per piacere vorresti diventare innamorato, or perché tal piacere non domandi, però che la donna più tosto aconsente al magiore suo bene che al minore?»