Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/426

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LXXXXVIII


U>dita la novella e giunti dove aparecchiato era per lo desnare, il preposto comandò che li stormenti sonassero et i cantatori cantassero. Li quali cantaron in questo modo:

«Vita non è più misera e più ria
che troppo amar altrui con gelosia.
Giovana bella vertudiosa e vaga,
cagione a me di questa amara vita,
poi che il principio fusti della piaga,
sii a sanarla, come a farla, ardita.
Virtù che regna in te non sia smarrita,
sì che in du’ corpi un solo animo sia».

Ditta e desnato, comandò a l’altore che una novella dica fine alla cena, ché a Fermo è aparecchiato. L’altore, voltosi alla brigata, disse: «A voi, omini che non avendo <meriti> siete d’altri onorati, e mostrando le vostre cattività, come tristi innel fango lassati siete, ad exemplo dirò una noveluzza in questo modo, cioè:

DE VILITATE

Del Tromba, come fe’.

C>ome avete sentito, il bisogno che Pisa avea di far soldati, avendo condutto quello valentissimo Folaga e fattolo capitano di l fanti, è mandato per lo compagno nomato Tromba il quale