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LXXXXVIIII
La brigata essendo giunta a Fermo dove si trovò aparecchiato per la cena, con grande <vantagio> si cenò e ditte alcune canzonette in questo modo:
«Non escon <preste> sì quadrella o pietre
da terra ove si dia crudel battaglia
perch’altri al mur non vegna o su vi saglia,
come uscir d’una per una finestrella
a giunger li occhi suoi nelli occhi miei,
saette che fedel mi fér di lei.
Ond’io pregando le’ ch’aitasse me,
— Non posso più — , rispuose, e disse: — Omè — ».
E ditta questa, se n’andarono a dormire e fine a l’alba dormirò.
E levati e missi in camino per andare a Racanato, il preposto disse che l’altore una novella dica. Il quale volentieri presto alla brigata si volse dicendo: «A voi, omini che alle lusinghe delle malvagie femmine sete presti, ad exemplo dirò una novella fine che giunti saremo dove il preposto ha comandato». Dicendo in questo modo:
DE FALSITATE MULIERIS
<Di> Giorgiana fant’e di Azzo de’ Pulci: da Firenze cacciato andò ad Ancona.
Nel tempo che ’l Duca d’Atene signoregiava la città di Firenza per parte, di città fue scacciato uno cittadino infra li altri,