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Disiando il preposto che la brigata vada senza dispiacere, avendo sentito la novella del bolognese che avea sì buono odore e del motto che ’l conte disse alla moglie, si rivolse verso l’autore dicendoli che li piacesse d’ordinare di dire qualche bella novella per la giornata seguente, pensando doversi alogiare al bel castello di Civitella d’Arezzo. L’autore rispuose ch’era aparecchiato; e voltosi verso la brigata parlando alto, cominciò a dire:
DE LATRONE ET SIMPLICI MERCATANTE
Dell’oche per Ognisanti
Nella città di Lucca anticamente s’usava il giorno d’Ognissanti
mangiar moltissime oche, e non li parea esser uomo chi il dì non
avea oche. Divenne che uno macellaio nomato Figliuccio si mosse
da Lucca con lire 60 di quatrini senesi per andare a Siena a comperare
oghe per la ditta festa.
E giunto a Siena del mese di ottobre e andato innel Campo di Siena, acostandosi a uno che li parea che dovesse esser mercadante, nomato Besso, il ditto Figliuccio lo domandò se fusse mercadante d’oghe. A cui Besso diè d’occhio, parendoli strano, e disse sì e che n’avea gran quantitade. Figliuccio disse quello volea del paio. Besso disse: «Soldi 20 senesi». Figliuccio disse: «Vuo’mene dare paia 60 per lire 50 che io hoe aregati?» Besso disse: «Poi che se’ piacevole io te le vo’ dare; dammi li denari». Figliuccio acostatosi a una panca innomerò li denari presente Besso et in una borsa li misse e disse: «Andiamo per Toghe». Besso, me-