Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
772 | nota bio-bibliografica |
Egli conclude infine affermando che «delli altri modi soctili ci sono, li quali colla penna in mano trovare si puonno» e che potrebbero apportare nuova ricchezza allo stato. Reticenza che senza dubbio potrebbe esser interpretata come un invito ai destinatari della Nota a valersi più direttamente dell’opera dell’esperto uomo politico. Invito che sarà stato accolto, se, come abbiamo visto, la carriera politica del Sercambi registra i maggiori successi proprio a cominciare dal 1392.
Come si vede, se le prime due parti in cui abbiamo diviso la Nota rappresentano il risultato più cospicuo della riflessione dell’uomo politico e dell’esperienza del funzionario, gli spunti più originali e dibattuti del documento sono tuttavia contenuti nella terza parte. In forza di essi la Nota è stata indicata come il documento in cui per la prima volta appaiono espressi i principi del protezionismo economico1. Al Bongi pare invece impossibile «che i cittadini delle nostre antiche repubbliche, che passavano la lor vita fra le gare politiche e i traffici ed erano cosí sottili gabellieri, non avessero molto tempo prima del Sercambi pensate, sapute e forse scritte le stesse massime, ch’erano infine quelle che dettava il più facile opportunismo»2. Così infatti era stato, e nella stessa Lucca3. Ma il problema rappresentato dalla Nota ai Guinigi supera i limiti supposti dal Bongi (al quale si potrebbe comunque ribattere che anche i metodi discussi e propugnati nel Principe erano parte normale della prassi politica delle istituzioni signorili), come anche va al di là dei limiti entro i quali era stato collocato dal Burckhardt, per il quale essa stava a testimoniare che «in Italia la riflessione politica si svolge assai prima che in tutti i paesi del settentrione»4.
Le misure propugnate dal Sercambi miravano soprattutto a rendere possibile allo stato di accumulare il capitale necessario alla difesa ed alla preservazione delle istituzioni oligarchiche, e apprestare i fondi
- ↑ Si v. L. Cossa, Guida allo studio dell’economia politica, Milano, Hoepli, 1876, p. 128 (il quale peraltro registra lo scritto, che egli legge sull’ed. del Mansi, con il titolo di Avvertimenti politici); ma anche ciò che afferma il Renier, Novelle inedite di G. S., a c. di R. R, Torino,Loescher, 1889, pp. xxti-xxiv.
- ↑ Si v. la prefazione alle Croniche, p. xviii.
- ↑ Come sapeva bene il Bongi, editore dei Bandi lucchesi del sec. XIV (Bologna, tip. del Progresso, 1863), dove è riportato il bando del 7 genn. 1346 (n. 182), che proibiva l’esportazione o l’importazione di «alcuna victualia o strame» se non attraverso Lucca e pagando la debita gabella (ibid., pp. 118-19). Ma queste misure (come spiega lo stesso Bongi nelle Annotazioni, p. 365) furono prese durante una situazione di emergenza, e cioè la memorabile carestia del 1346 che afflisse soprattutto la regione lucchese.
- ↑ Cfr. La civiltà del Rinascimento in Italia, trad. it. a c. di G. Zippel, Firenze, Sansoni, 1944⁴. p. 101.