Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. II, 1972 – BEIC 1925048.djvu/332

Da Wikisource.
830 nota filologica
  1. Livellato in g le oscillazioni della palatale sonora g e j: justo-gusto, jovano-govano, jubetto-gubetto, ecc., tranne che nei nomi propri Jacopo, Jacomina, Jach lo Brich e Johanni1.
  2. Eliminato la i del nesso ie dopo palatale (inciendi, guariscie, dolcie, tragie), ad eccezione di leggiero, mottegiero, sollacciero e derivati. Abbiamo invece supplito la i con funzione diacritica dopo palatale: camica, gorno, gunto, falconi, ecc.2, e dopo gl seguita da vocale: luglo, figluolo, mogle, anche in gruppi grafici del tipo glaltri, reso come gli altri (v. ad es. 692, 1).
  3. Sotto la pressione delle numerose abbreviazioni, abbiamo livellato in senso moderno l’oscillazione delle nasali davanti a consonante3 (tranne nel composto Sanpieri: 413, 15), eliminando i pochi casi di assimilazione fonosintattica (um bello, im poghi, ecc.) ed i casi in cui in fin di linea si ha m invece di n (am/dato, Am!cisa, ecc.), registrando, nel primo di questi due casi, l’emendatio in apparato.
  4. Raddoppiato in senso moderno il suono della q, (scrivendo acqua, acquistare), che appare invece sempre scempio nel codice.
  5. Reso il nesso prevocalico -ti-, con -zi-, meno che nelle voci mercantia, mercatantia, valentia4.
  6. Modernizzato l’oscillazione della v e della u, che nel manoscritto sono disposte in modo assai regolare: v sempre all’inizio di gruppo grafico, u sempre all’interno.
  7. Nell’impossibilità di livellare la forte oscillazione di x = ss o s, abbiamo reso con s la x preconsonantica (assimilandola nel caso di excellentissimo: 6, 25 e 199, 5), ed adottato un criterio statistico per i casi in cui x precede la vocale. Abbiamo così riportato la x ad s nelle voci in cui prevale la sibilante, scrivendo perciò massimo (per la preponde-
    1. Meno tuttavia in due luoghi (492, 28 e 615, 22) dove il testo ha chiaramente Giovanni che noi abbiamo riprodotto, e in Jerusalem, opposto a Yerusalem (cfr. n. 14)
    2. Questi esempi e la frequenza con cui si ripetono, ci inducono a non tener conto della riserva del Salvioni («Arch. glottol. ital.», xvi, p. 411), sulla possibilità che «gugno... sia una forma reale, sorta per dissimilazione delle due palatine di ǵuño».
    3. Cfr. per una chiara illustrazione del fenomeno, «Arch. glottol. ital.», xvi, pp. 407-08.
    4. Per l’oscillazione della grafia della z nel lucchese antico, si veda anche «Arch. glott. ital.», xii, p. 117, e xvi, pp. 404-405.