Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/110

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106 sermone decimoprimo.

     40E grave pondo. Dell’acerba guerra,
     Ove in nome del ver spesso si pugna,
     Non ultima cagione è la favella,
     Che da contrarie parti si martira
     Con vario grido e col medesmo intento.
45Tace un bisogno, ed altro si ridesta,
     Ed altro incalza. Il fervido desio
     Con ali impazïenti ogni confine
     In poco d’ora scapestrando varca;
     Se nol rattieni sì, che il lento segua
     50E tardo maturar della semenza
     A tempo sparsa nei fecondi campi.
     Di passo in passo alla lontana cima,
     Che il cielo addita agli umili mortali,
     Muovere è forza. Un pungolo severo
     55Ne spinge, stimolando i pigri fianchi,
     Dal bene al meglio; e i temerari sbalzi
     Necessitade e provido consiglio
     Affrena e danna, o per dolor le mani
     Invan ti mordi, o coll’insana foga
     60Precipitando giù ti fiacchi il collo.
Della divina previdenza offende
     I decreti mirabili infiniti
     Chi per opposte vie guidar presume
     L’umano gregge, ed al ferino armento
     65L’agguaglia in suo pensier quando una meta
     Al mobile bisogno immota pone;
     Come in eguale e ognor ferma misura
     La paglia a ruminar porgesi al bue.
     O quando a far che doppia si produca
     70Mèsse, vorrebbe raddoppiar la fame
     Dell’ingordo animal, cui tronco in parte
     Indi sarebbe il necessario pasto.
     La sentenza sofistica travolge