40E grave pondo. Dell’acerba guerra,
Ove in nome del ver spesso si pugna,
Non ultima cagione è la favella,
Che da contrarie parti si martira
Con vario grido e col medesmo intento. 45Tace un bisogno, ed altro si ridesta,
Ed altro incalza. Il fervido desio
Con ali impazïenti ogni confine
In poco d’ora scapestrando varca;
Se nol rattieni sì, che il lento segua 50E tardo maturar della semenza
A tempo sparsa nei fecondi campi.
Di passo in passo alla lontana cima,
Che il cielo addita agli umili mortali,
Muovere è forza. Un pungolo severo 55Ne spinge, stimolando i pigri fianchi,
Dal bene al meglio; e i temerari sbalzi
Necessitade e provido consiglio
Affrena e danna, o per dolor le mani
Invan ti mordi, o coll’insana foga 60Precipitando giù ti fiacchi il collo.
Della divina previdenza offende
I decreti mirabili infiniti
Chi per opposte vie guidar presume
L’umano gregge, ed al ferino armento 65L’agguaglia in suo pensier quando una meta
Al mobile bisogno immota pone;
Come in eguale e ognor ferma misura
La paglia a ruminar porgesi al bue.
O quando a far che doppia si produca 70Mèsse, vorrebbe raddoppiar la fame
Dell’ingordo animal, cui tronco in parte
Indi sarebbe il necessario pasto.
La sentenza sofistica travolge