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l’educazione 167

20Tale è la cara immagine di quella
     Gente, che, fatta del suo meglio accorta,
     L’ignoranza, l’errore e l’ozio vile,
     Onde fu a lungo offesa e in mille tratta
     Colpe e sciagure, alfin vinca e prepari
     25Un miglior fato alla crescente prole;
     Di senno e di bontà semi spargendo
     Nel suo vergine core, e nell’ingegno
     Di nebbia puro ed avido di quanta
     Pel senso irrequïeto inclita luce
     30Dalle create cose in lui si versi.
I primi semi in sè raccoglie e tiene
     L’anima semplicetta; e se non manchi
     Diligente cultor, che dal maligno
     Soffio ne guardi e da mortifer’ erbe,
     35E ne ministri con diletta cura
     Alimento e ristoro, eccoli in pianta
     Rigogliosa cresciuti, che protende
     Carche di frutta al ciel le braccia, e sprezza
     Il lento morso di schifoso insetto,
     40E il fiero imperversar della procella.
Senza velame il mio pensiero aperto
     Tu ben comprendi, amico, e con me piangi
     La cieca insania di colui, che in basso
     Stato travolto, di consiglio privo,
     45Di vigor, di costanza, i sogni e l’ombre
     Abbraccia e cade; e nella sua rovina
     O infingardo s’accascia, o furibonde
     Scaglia bestemmie, o disperati sforzi
     Tenta, che il fanno ricader più a fondo.
     50All’ascosa del mal prima radice
     Guardiamo, e se del bel loco natío
     Caritade verace e di noi stessi
     Cura ne prende, e intemerata fede