Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/187

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la povera infanzia. 183

     120Molle si accusi, e degli andati tempi,
     Da chi lo sguardo ad una cerchia serra,
     Il rigido costume ancor si lodi.
     Io non dirò, che a lei misera incolga,
     Quando ritorni alla lugubre stanza
     125Col pan sudato (ahi vista) il figlio, il figlio
     Arso veder dalle voraci fiamme!
     Nè invan lo chiami dall’onde sepolto,
     O forse ucciso da ferrata zampa,
     O stritolato da rote correnti.
     130Nè pur dirò quante la morte mieta
     Vite novelle là negli antri bui,
     Dove un armento squallido s’intana;
     O quanto morte sia quasi crudele
     Nella pietade allor ch’altre ne serba,
     135Pria che mature già logore e stanche,
     A miserande prove, onde un retaggio
     Orribile di mali si propaga.
Qui, qui venite, o pargoli redenti
     Dal Signor nostro, voi che prima e cara
     140Siete delizia delle sue pupille.
     Qui con devoto giubilo l’eterna
     Gloria di lui cantate, al Santo al Santo
     Benedicendo, allor che sorga il sole,
     O parta a mezzo il giorno, o volga a sera.
     145Un angelo di Dio vegli sul vostro
     Tenero capo. All’intelletto scenda
     Quella parte di ver che ne disgombri
     La prima nebbia, e la virtù ne desti,
     E lo rinfranchi alla sua degna meta.
     150Amica voce, che discende al core,
     A ben amare, a seguitar v’insegni
     L’arcana legge onde la voglia pronta
     Al debito s’attempra e a lui si affida,