Ma felici non mai; chè del rimorso
Inesorabilmente le castiga 120L’acutissimo dardo, e, più tremenda
Della morte, l’infamia. A questo vero,
O gente sciocca dispettosa e dura,
Guarda, e t’accolga Iddio nel suo perdono
Come a te stessa andrai pace gridando, 125E pace al mondo che sospira pace.
Oh! quante volte ripensando ai tristi
Umani casi da vergogne mille
Contaminati e mille, io degni estímo
D’invidia i morti e di compianto i vivi. 130Doloroso compianto! e pur non temo
Che l’antico avversario al ben prevalga
Eternamente nella lotta acerba.
Nè fia che la diletta unica speme
Mi lasci, e prego che le stanche menti 135Conforti di vigor novo. Ma dove
Di pensiero in pensiero errando il mio
Melanconico verso mi trasporta?
Pace agli estinti e ai vivi io dico, e parmi
Che in buia solitudine la fioca 140Voce non si dilegui. Abbiti pace,
O tu che nella fredda urna riposi;
E pace abbiate voi, quanti riscalda
L’alma luce del Sole ad altro nati
Che a lacerarvi e a maledirvi insieme. 145Deh! non falli l’augurio, e le fraterne
Ire domate nei fraterni petti,
Benediciamo a Lui, che fra le spine
Di pudico rossor pinge la rosa,
E per aspro sentiero il giusto e il forte 150Del sempiterno Amore al bacio invita.