Ma germi eletti di feconde piante 15Al suol confido, ripensando ai cari Figli e nipoti, che i giocondi frutti Ne coglieranno alla mia vecchia etade Forse negati. Il tenero virgulto Con amorosa cura educo e cresco, 20Finche mutato in arbore robusto Al ciel protenda i verdeggianti rami Coronati di fiori. O voi diletti, Quali vi siate del mio nome eredi E più dell’opre, a questo arbore intorno 25Lieti venendo de’ suoi ricchi doni, Dell’antico cultor, che altrove posi, L’opre emulate; e il nome benedetto Nella cara memoria vi ragioni. Dall’arte vostra, che d’ogni arte è madre 30E benigna de’ popoli nutrice, Oh! qual si chiede al braccio ed alla mente Contender lungo, variato e novo, Perchè al lavoro la materia appresti, E il corpo macro e livido per fame 35E per freddo, di cibo riconforti E di un manto protegga. Il volgo accusa La rustica progenie che s’indura L’orme seguendo che i canuti padri A lei segnaro, alle novelle tracce 40Bieca negando o sospettosa il piede. Ma tu rammenta quale ordine e modo Tengan diverso per diversa tempra L’arte, che mille negli aperti campi Gravi commette ed alternati uffici 45Al villano, che zotico si appella Quando s’inurba colle ciglia in arco; E l’arte, che dispensa ad uno ad uno