Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/51

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il valore delle cose. 47

     Col suo tepido raggio al petto inspira.
     Di limpido ruscel sulla fiorita
     Sponda il fianco riposo, e l’arse labbra
     30Han delle dolci e fresche acque ristoro.
     Ma del cortese dono a me compenso
     Nullo si chiede; e pur non è del Sole
     E dell’onda scorrevole diverso
     Il benigno Signor, per cui si veste
     35Di rubicondi grappoli la vite,
     O di pallide foglie s’incorona
     L’arbor, che alle scienze e all’arti amico
     Quasi nunzio di pace i frutti porta.
Chi dell’astro maggior la vampa accese,
     40Ed immoti confini al mar prescrisse,
     Popolava di piante e di animali
     La terra, che per l’intima virtude
     E per l’influsso, che dal ciel le piove,
     In sè raccoglie e propagando accresce
     45I fecondati semi: Opra è d’Iddio
     Dell’universo l’alta meraviglia,
     Onde mercato fa chi dal racchiuso
     Campo mi esclude, e per la bionda spica,
     Cresciuta all’alitar d’aure feconde
     50Nelle feraci zolle in cui discese
     La stilla della placida rugiada,
     Duro m’impone ed avido tributo.
     Oh! se l’avaro secolo potesse
     Non pur di siepi circondar le glebe,
     55Ma l’alito de’ venti ed il benigno
     Delle stelle fulgore, e dei perenni
     Rivi la melanconica cadenza
     Stringer potesse nell’angusta cerchia
     A numeroso popolo negata,
     60Allor vedresti la dolente turba