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SERMONE NONO.
LE MACCHINE.
Batti e ribatti col serrato pugno
A duro tronco il chiodo, e a te la mano
Livida e pesta vien manco alla prova,
Mentre l’ottusa punta appena segna
5Di lieve solco la ruvida scorza.
Ma di saldo martello arma la destra,
E i colpi mena. L’agitato braccio
L’impeto e il nerbo suo quasi trasfonde
Nel docile strumento, che n’accoglie
10In sè la forza e sull’estremo capo
Del ripercosso chiodo la propaga
Sì, che tutta ristretta in breve cerchio
A un tempo solo la contraria parte
Spinge del chiodo a vincer la restía
15Legnosa fibra, e per segreto foro
A penetrarne l’intimo midollo
In cui resta confitto. Alla fatica
Ingrata o vana, dolorosa o lenta
Oh! qual succede facile e spedita
20E di sicuro effetto opra benigna,
Quanto più l’uom, che a dominare è nato,
Per lo spirto immortale onde s’informa,
Sulle create cose, al suo pensiero
Soggetta rende la materia inerte,
25Di cui trionfa con vittoria degna.
Un dì per monti dirupati e valli