Coll’improvvida offerta, un improvviso
Silenzio melanconico succede,
A cui talora il disperato grido 200Della turba famelica contrasta;
Mentre di porta in porta erra chiedendo
Lavoro e pane, a disfidar parata
In battaglie terribili la morte.
Il caldo immaginar deh! non t’inganni; 205E l’intima cagion de’ mali nostri
Non confonder col loco, il tempo e il modo,
Onde per la malefica semenza
Frutto si colga avvelenato e reo.
Agita e scuoti l’onda cristallina, 210E intatta serba la natía purezza;
Ma un sasso getta nel torpido stagno,
E dal fangoso fondo in alto sale
La melma che ne intorbida e ne oscura
Tutta la faccia tremolante e rotta. 215Alle innocenti macchine perdoni
L’irato dardo, che a più giusto segno
S’indrizza allora che scoccando vola
A rovesciar gl’improvidi ritegni
Opposti al raggio che le cieche menti 220Illumina, rischiara e del lor meglio
Accorte rende; alle diverse prove,
Che seco porta l’instancabil ala
Del tempo, preparandole con vario
Di studi, di presidii e di compensi 225Ordine sì, che di consiglio prive
E incerte del cammin più non sien colte
Dall’ala inesorabile del tempo.
Colle fata cozzare invano speri;
E delle fata è provvido decreto, 230Che abbandonato l’uomo alla balía