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Pagina:Serra - Scritti, Le Monnier, 1938, I.djvu/196

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Chi parla degli scolari di Carducci, incontra questo nome. Intorno sorge un bisbiglio lontano di gente che ricorda, quasi con compiacenza e secreto di iniziati. Ma per i più il nome suona invano.

È come una lieve risonanza dietro due iniziali, S. F., iscritte alle meravigliose quartine del poeta; dove tuttavia è bisogno di una noticina, che chiarisca; S. F., amico del Carducci....

Ponendo mente più intenta, si avverte qualche cosa nel passato: il suono vago di una nominanza, come una speranza nata intorno al capo di un poeta giovine.

Ma dove si è perduta quella speranza? Più da presso si levano ricordi pallidi e tristi, un murmure di pianto discreto..., si distingue una parola, Colle Gigliato, 1906.

E ci sovviene il pianto che udimmo allora, di una schiera numerata e gentile, pianto pudico, nell’ombra, che non voleva turbare un’altra grande tristezza vicina; chè li presso si spegneva esso il Carducci.

Il ricordo si ferma al camposanto dell’Alberino, dove pure è la lapide con le parole del Carducci; e pendono le corone degli amici.