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224 SCRITTI DI RENATO SERRA

tervallo vuoto fra le ombre del gallicinio e il lustro scoppiettio delle rondini; intervallo di silenzio trattenuto come un respiro del giorno e prolungato fin tanto che lo senti spaziare nei suoni d’argento, e dilatarsi e brillare nella ampiezza del bacile piatto nuovo risonante in mezzo alla pace angelica del cielo. Le onde della vibrazione argentina si trasmettono da assonanza a assonanza, da calma a calma, e si disperdono con un mormorare di aria sonora nelle sillabe della rima, tenuta e dileguata come fruscio proprio, di angeli....

Tutto quello che c’è di più fresco e di più lieve nel mondo che si desta, la purezza del cielo che non è ancora turchino, che è solo luce e novità vuota sopra i colori che dormono in un bagno di trasparenza, la mattina lavata e muta, la bellezza delle cose senza musica e senza ombre, cara come il bacio dell’amore agli occhi viziati dei nottambuli, che si propongono sempre di ritrovarlo e sempre si scordano o differiscono; tutto l’incanto è disceso sulle mie pupille dolenti; non c’è più nè grigio nè freddo fuori, nè bruciore nè stanchezza dentro; c’è solo la mattina.

Chi dovrò ringraziare? Sono tante cose, verso cui mi sento grato, a cominciare da quella piccola mésange, l’uccellino a cui non so più pensare senza un sorriso di fantasia e d’allegrezza, fin dal giorno lontano che l’incontravo nei volumi del vecchio Roman du Renart, quello di Méon, e non sapevo bene se fosse la cincia o la capinera, e pur mi pareva azzurro, ed io ero bambino in letto ammalato.... ma è tutta un’altra storia.

Intanto bisogna ringraziare Paul Fort: in ordine, e con misura. Che cosa ha fatto? Il titolo lo dice, prima di tutto, reconnaissance matinale