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316 scritti di renato serra

a quelli che di France non hanno letto forse una pagina.

Influenze più vicine, delle ultime novità letterarie, non accade di sentirne; son già parecchi anni che in Italia l’interesse per le cose straniere è diminuito di molto; e poi ha cambiato tono, è divenuto una curiosità di cultura, o un pretesto di critica; certi scrittori, Kipling, poniamo, o Gorki, o Barrès o anche Rolland, sono stati letti e han fatto chiasso: ma senza effetto vero e proprio.

Piuttosto nella nostra prosa narrativa ci son delle tracce profonde del cosidetto simbolismo e decadentismo della poesia francese, che non riuscì a suscitar niente di durabile in Italia, ma fu letta e invidiata, con uno strascico ancor visibile in certe posizioni d’aggettivi, in certe sfumature d’impressione e di sentimento.

Somiglianze con Bourget par che saltino all’occhio; son particolari della moda, in vestiti e salotti, un certo snobismo di personaggi, discorsi e via via; ma è cosa in parte fortuita, effetto di snobismo appunto, che non ha paternità letteraria (non c’è la minuzia caratteristica di Bourget). Più curiose da considerare sarebbero certe novità portate dal linguaggio della cronaca mondana e sportiva, con quella disinvoltura di termini esotici e d’impressioni rapide, che è passata dal taccuino del reporter alle cartelle dello scrittore: e questo forse, dopo l’impronta realistica, è il carattere più importante; che si vuole accennare come modernità, impressionismo.

Non badiamo all’incongruenza dei termini.

Si sa bene che tutti codesti caratteri, disparati e contraddittori a pigliarli sul serio, in fondo non significano nulla: sono abitudini, trucchi, ficelles, senza valore artistico speciale.