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436 notizia sugli scritti di renato serra


Invece alla lettura delle bozze ci fu qualche cosa da ridire, cioè qualche osservazione da fare da parte del direttore prof. G. Gasperoni. Come abbiamo riferito, il Serra scriveva al Croce di aver detto in fine dell’articolo, in una nota, qualche cosa di alcuni scritti intorno al Ferrari. Questo «qualche cosa», se ben ricordiamo, era di sapore un po’ acerbo, specialmente nei riguardi del Pascoli, che il Serra non aveva più tanto, almeno allora, nella sua buona reputazione; e ciò rilevasi chiaramente da una lettera del 20 maggio diretta a me, che gli domandavo una recensione non so più per qual libro pascoliano che doveva essere uscito da poco: «Non ti mando la recensione del Pascoli: mi pare che il silenzio sia quasi un obbligo, oggi, di rispetto e di gratitudine al passato di un uomo, che ha pur fatto cose veramente belle. Ma io non saprei non esser sincero, se dovessi parlare di questi vaneggiamenti di una vecchiaia ambiziosa e querula» (Ep., 383).

E certo il Serra era troppo severo; come tale parve anche al Gasperoni, quando gli scrisse di modificare o attenuare la nota bibliografica in calce allo studio sul Ferrari. E il Serra, sempre nella lettera del 20 maggio a me diretta, rispondeva al Gasperoni per il tramite mio: «Rispondo ora a te per brevità. Rimando le bozze corrette; nella prima revisione troppe cose m’erano sfuggite, e anche ora forse restano. Ma non ho tempo nè molta voglia per badare alle minuzie di uno scritto vecchio; mi toccherebbe, se cominciassi, ritoccare e rifare ogni cosa. Riconosco la opportunità delle osservazioni di Gasperoni, intorno alla nota finale; avrei pensato di toglierla dalla Rivista, lasciandola, se è possibile, nell’estratto» (Ep., 383).

Infatti, nella rivista, dopo le parole «il Pascoli d’allora....», seguono puntini, e di qui comincia la parte levata. Non abbiamo sotto mano l’estratto, ma è da ritenere che anche in quello si mantenesse la sospensione,