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242 parte seconda - capitolo ii


speranze che crescevano con essi, e quando la madre ed io li menavamo a passeggiare, e quando la sera io li baciava e benediceva prima che andassero a letto. Ed ora chi li benedirá? Chi avra curá di loro? L’altra poi si faceva incontro a questa, e la combatteva: subito che nasceva un pensiero, lo vinceva; e mi faceva portar la mano alla fronte quasi per iscacciarlo. Io non so per qual legge della nostra mente quando abbiamo un dolore forte, deve sorgere in noi potentissima e vivissima la memoria dei passati piaceri, per darci maggior tormento col confronto, e lacerarci ogni fibrilla del cuore. Io volli vincere me stesso, e mi vinsi: nessuno seppe o sospettò la guerra che io sentii dentro, e che anche ora a ricordarla mi spaventa.

Dopo due ore tornò don Ciccio portando il brodo, e Filippo ne bevve solo due cucchiai. Io tornai a dimandare dei Bianchi, e don Ciccio rispose, che non v’era alcuna disposizione, e non sarebber venuti la sera. «E voi sempre co’ Bianchi? io vi dico non temete». «Temere?» risposi; «temano i malvagi, non noi: deve temere chi ci ha condannati: noi siamo traquilli perché crediamo in Dio, ed operammo la virtú». «Oh certo», disse Filippo, «io non cambierei questi panni con la toga del presidente Navarra, che è tinta di sangue e d’infamie». E quel dabben uomo: «Dio deve fare a me questa grazia, perché questo che hanno fatto a voi è stato...» «Dite», replicai, «un assassinio. Eppure non ci duole di noi, che siamo disposti a tutto e perdoniamo chi ci odia, ma ci duole che dopo di noi si fará lo stesso agli altri». E Salvatore disse: «Non dubitate, questo è uno scherzo che vogliono far con noi, per vedere se abbiamo coraggio: io vi dico che riuscirá a nulla». Filippo disse: «Bien ou mal c’est égal: io credo il contrario». Vennero altri due custodi per dar lo scambio ai primi, che andarono via col custode maggiore, il quale andava ripetendo: «Che mi tocca di fare, che mi tocca di fare!».

Cominciammo poi a discorrere dei nostri amici, ci rallegrammo che Michele non era con noi, e dicemmo che essi