Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. I, 1934 – BEIC 1926061.djvu/250

Da Wikisource.
244 parte seconda - capitolo ii


Io sto bene e tranquilla, perché sicura che il re fará esso giustizia alla vostra innocenza. Addio, spero di rivederti subito. Non posso dilungarmi, perché qui in mia casa vi sono molte signore. Addio, mio buono, mio caro, mio sventurato Luigi. Tua moglie Gigia».

«Mio caro padre, io vi bacio la mano e beneditemi. Giulietta».

«Sventuratissimo padre mio, io vi abbraccio, state di buon animo e fidate in Dio, che voi uscirete. Coraggio e costanza, perché non avete fatto nulla. Addio, amatissimo padre, beneditemi voi. Raffaele».

«Caro Filippo, io sto bene, spero che tu stai egualmente bene per quanto si può, ti prego stare di buon animo, giacché le notizie sono buone per tutti e tre. Io sto a casa della signora Settembrini: se mi puoi scrivere, mi faresti grandissimo piacere. In casa tua tutti stanno bene fino a ieri sera, oggi anderò un momento io stessa per vederli. Alina Perret».

A stenti frenammo le lagrime e stemmo lungamente muti. Dipoi ci venne un custode gran parlatore, e a noi ben conosciuto, il quale dolendosi a suo modo, con parole, con gridi, con gesti, con dimenamenti di capo cercava di confortarci e diceva: «State di buon animo, la cosa riuscirá a nulla. Io son vecchio custode e conosco queste cose, come voi sapete leggere e scrivere. Voi avete avuto il caffé, avete avuto la lettera, non ci sono disposizioni pe’ Bianchi: eh, sentite la voce de’ chiamatori, giá è aperta l’udienza per gli altri detenuti. Dunque per ora non c’è niente, né ci sará niente. Lo vedrete: il re vi fará la grazia». «Cioè impedirá che si commetta un’ingiustizia». E qui incominciammo a ragionare su la cagione della nostra condanna; ed io dissi: «Dimmi, ché tu lo sai qual è stata la nostra condotta in carcere: a chi abbiamo fatto male? o piuttosto a chi non abbiamo fatto bene? Abbiamo pregato per gl’infelici, non mai per noi: ed anche gl’impiegati di polizia hanno dovuto lodarci e rispettarci». «Voi avete fatto bene non solo ai carcerati ma anche ai carcerieri: ed io sarò sempre obbligato al signor capitano Agresti