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Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. I, 1934 – BEIC 1926061.djvu/66

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60 parte prima - capitolo viii


cieca, ma considerare che in certi tempi e in certi popoli elle sono una necessitá, e moltissimi uomini di virtú e di senno credettero bene di appartenervi. Nei paesi liberi ci sono le parti, le quali sono pubbliche, e adoperano mezzi se non sempre onesti almeno d’un’apparenza legale. Nei paesi servi ci sono le sétte, che sono segrete, e che per ira e corruzione non badano troppo alla qualitá dei mezzi. Le sétte sono una necessitá della servitú, e cessano quando l’idea che le ha formate non è piú ne segreta né di pochi, ma pubblica e generale, e deve diffondersi e volare per tutto. Se volete la farfalla, dovete avere prima il verme. Allora non potevamo in altro modo intenderci, accordarci, tentare libertá, e spargere il seme di quelle idee che han prodotto il frutto che ora apparisce. Non abbiate dunque a male se io vi pario d’una setta.

Io aveva udito a parlare tanto della massoneria e della carboneria, e non avevo mai potuto saperne o leggerne qualcosa: desideravo però almeno di conoscere questa giovane Italia di cui si faceva allora un gran dire nei giornali; ed ero sempre intorno all’amico, e gli dimandavo se avesse avuto il catechismo. Egli fattomi aspettare un pezzo, infine mi diede un libro scritto di sua mano, dicendomi che lo aveva copiato da una stampa: ed io lo lessi con aviditá grande.

Lo scopo era niente meno che cacciare d’Italia non pure tutti i príncipi, e gli austriaci, e il papa, ma i francesi di Corsica e gl’inglesi di Malta, e formare una gran repubblica militare. Capo supremo un dittatore sedente in Roma: dieci consoli governare le dieci regioni in cui si divideva l’Italia: ogni provincia comandata da un colonnello, ogni municipio da un capitano. Ciascuno di questi uffiziali aveva un questore o tesoriere, uffiziale anche egli. V’erano poi gli apostoli, commessari dittatoriali o consolari, che avevano speciale incarico di stabilire, ordinare, regolare la setta. Non adunanze, non colloquii fra piú di due, il convertito comunicare col suo convertitore, e riceveva gli ordini, e li comunicava ad un altro, e si doveva ciecamente ubbidire. Il giuramento era di fiere parole, e doveva darsi sopra un teschio ed un pugnale. La