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una cattedra 67


giá morti i nostri nonni e l’ottimo zio Filippo Giuliani nostro tutore: e cosí io volevo riunire colá la sparsa famigliuola. Però mi preparavo al concorso, e studiavo chi vi può dire come e quanto? avevo dinanzi a me due premi bellissimi, una cattedra, e la mia Gigia. Talvolta mi veniva uno sgomento, e dicevo a lei: «Ma saro io professore?» «E di che temi? tu studii tanto!» «E se mi faranno un torto? e se nell’esame io mi confondo?» «Non te lo faranno, né ti confonderai se tu mi ami davvero». «Se ti amo?» «Ebbene, raccomandati ad Amore: esso è un santo che sa fare di grandi miracoli». Cosí ella mi rianimava e mi accendeva. Io non perdevo briciola di tempo, ed anche camminando per le vie leggevo Omero, e ne andavo ripetendo i versi: e poi a un tratto correvo col pensiero a lei, e mi scordavo d’Omero. Oh, chi mi ridona quegli anni, quegli studi, quei giorni d’amore e di speranza? Una sola volta in vita si studia bene, come una sola volta veramente si ama.

Rimpetto casa mia in via dell’Infrascata abitava un vecchio sopra settant’anni, a nome Agostino Pecchia, un esule del ’99, un uomo dotto, un patriarca d’una buona famiglia, della quale rimane un figliuolo Ottavio, buono quanto il padre e mio amico. Il vecchio mi prese a voler bene perché io avevo per lui grande riverenza, e mi propose a la duchessa di Campochiaro, donna assai colta, la quale non so se per grandigia o per malattia, non potendo leggere da sé, voleva uno che per due o tre ore al giorno le facesse una lettura in italiano o in francese, ed ella sdraiata sopra un seggiolone accanto ad uno specchio ascoltava. Aveva alta e nobile persona, era stata bella, e belli ancora aveva gli occhi e le mani; e piú di udire aveva bisogno di parlare. «Quanti anni avete?» «Ventidue». «Troppo giovane». «So che vorreste un uomo di trent’anni almeno». «Ma via, non importa: soltanto non dovete portare odori su la persona, che mi offendono». «Non ne ho portato mai». «Ebbene leggiamo». Questa signora aveva nome Isabella Coppola de’ duchi di Canzano, ed era moglie di Ottavio Mormile, duca di Campochiaro, giá ambasciatore a varie corti